
Queer Festival e la magia di Firenze
Queer Festival: Babaiola ha accesso il Florence Queer Festival 2016, la manifestazione internazionale di cinema LGBTIQ, arte, teatro e letteratura. Perché ami tanto il Queer Festival?
Una domanda a cui è impossibile rispondere, perché sarebbe un po’ come chiederci perché amiamo il nostro fidanzato. Perché è bello / intelligente / simpatico / gentile? O, semplicemente, come direbbero molti, “perché sì”. Insomma, spiegare l’amore è sempre difficile, essendo così radicato in profondità nel tuo essere, ed è tutto fuorché razionale o comprensibile. Quindi, in cerca di una possibile motivazione, perché non lasciar direttamente rispondere ai vincitori dell’edizione 2016?
VINCITORE VIDEOQUEER: Alzheimer’s: A Love Story
Amare il Queer Festival perché quando l’abbiamo visto per la prima volta, il mondo è diventato improvvisamente in ralenti. Tutto il resto, sullo sfondo, corre ancora velocemente, ma è come se fossimo riusciti a bloccare il tempo anche solo per un istante, a farlo nostro. E negli sguardi incantati di Gabe Schimmel e Monica Petruzzelli, la nostra medesima espressione sognante ogni volta che ci troviamo davanti a delle immagini proiettate sul grande schermo.
VINCITORE CONCORSO LUNGOMETRAGGI: Center of my world
Amare il Queer Festival perché è l’esplosione di tutto. Fuochi d’artificio per la liberazione della bastiglia, musica classica che si amalgama con la dance, mentre noi, ubriachi ed euforici, danziamo senza eleganza fra immagini che deflagrano dritto nei nostri occhi, come se non ci fosse più un domani, o perlomeno un domani in cui vorremmo svegliarci fuori dall’incantesimo che solamente il cinema riesce a suscitare: che senso ha ubriacarsi quando ci pensa già il grande schermo che ti risucchia dentro senza farti uscire mai più?
VINCITORE CONCORSO LUNGOMETRAGGI: Garten der Sterne
Amare il Queer Festival perché è una corsa per non smettere mai di sognare. Una corsa carica di disperazione, ma anche di una toccante speranza. Correre per non fermarsi mai, per non morire, oltre l’immagine e dentro di essa, verso lo schermo ignoto che noi chiamiamo vita.
Menzione Speciale; Varichina – La vera storia della finta vita di Lorenzo De Santis
Amare il festival perché ci riconcilia con l’esistenza, perché ci ha salvati dall’essere dei depressi suicidi. Perché “Sai, io guardavo quella gente sullo schermo, e comincio ad essere preso dal film capisci? E comincio a provare… Come puoi anche solo pensare di ucciderti? Insomma, non è stupido? Voglio dire, guarda tutta quella gente sullo schermo, senti, sono proprio buffi… E se anche fosse vero il peggio? E se Dio non ci fosse e tu campassi solo una volta e amen? Beh, non vuoi partecipare all’esperienza?
E che diamine, è mica tutto una noia!”